giovedì 24 novembre 2011

shadows

And again, again this dream that after so many years apart two hearts beat in unison, having forgotten the torments endured. Still the same color of beloved eyes, still the same dear smile... but suddenly the daylight goes out and everything grows so unsteady and you're not there...and I rush to the chapel at the edge of the park, the moon shines brightly in the sky, weeping by the crypt, I cry out, and knock on the iron door, having run up the low stairs... and on the wall, before me, bound by a common fate, I see two interlaced shadows.

lunedì 14 novembre 2011

Così, a poco a poco

Non c'è amore che non riconosca l'inevitabilità di certi abbandoni.
Continuamente le nostre promesse di dedizione, i vincoli di parentela e di
fedeltà che illudiamo, vengono smentiti dal bisogno che ciascuno ha di
tornare a vivere per conto suo.
Tutto è relativo e compatibile.
L'uomo, più tardi, conoscerà l'amara consolazione di quelli che, per il
fatto di volergli bene, crederanno di dover esercitare sulla sua vita una
sopraintendenza gratuita.

... Accorgersi che quel che ci ha tanto preoccupati non era che un fatto fin
troppo naturale. Sprecare tanta meraviglia per arrivare a riconoscere che
non c'è niente di straordinario in una cosa che accade...
L'animale ferito è una preda difficile da riavere. Così, a poco a poco, ho
finito anch'io per sentirmi nel mondo un essere malizioso sempre in pericolo
e in sospensione. I miei gusti sono inquieti. Il mio modo di vedere e di
partecipare è supremamente evasivo. Tutti i miei istinti più forti, i miei
esperimenti più sani non sono che delle fughe verso altre arie e scorci di
prospettive...

Mi piace la simpatia che arrossisce di per sé e scappa borbottando. Gradisco
le attenzioni presupposte e dimenticate...
...Perché io ho ecceduto nella carne fino all'ironia. Ho bevuto come se non
mi dovessi più risvegliare. Perché io so cosa vuol dire far esperienza d'una
tentazione e liberarsi dal male a prezzo di tante cadute...

sabato 12 novembre 2011

...

Viaggia insieme a me, io ti guiderò. E tutto ciò che so te lo insegnerò, finché arriverà il giorno in cui tu riuscirai a fare a meno di me. Io ti porterò dove non sei stato mai e ti mostrerò le meraviglie del mondo. E quando arriverà il momento in cui andrai tu, tu guiderai, tu lo insegnerai ad un altro, un altro come te. ♥

La parola ...

La parola. Quella. Quando arriva, ucciso il silenzio e sconfitta l'esitazione.

Resti lì, immobile, nell'eco della tua voce che risuona, diffusa come nel più ampio degli spazi... e sei soltanto in una stanza, nemmeno la più grande.

Le tue labbra come spade di vittoria, calde, umide in tremore, l'hanno detta, impressa sulle cose, scatenata attorno all'improvviso. Le tue labbra prima incarcerate, serrate a orgoglio nel dolore, le tue labbra prima socchiuse e dopo aperte e poi vibranti e infine accese in voce.

Terribile, densa, liberata.

Parola che risuona pur detta una sola volta, riflessa dalla porta, dai muri, moltiplicata dai vetri alle finestre, respinta da cornici e vasi, rimbalzata dai divani. Parola in una stanza che a un tratto si riempie di attonito stupore, di un consueto che si smembra e cade lacerato.

Sa di te, quella parola, del tempo che ha covato nei meandri. La più vera che potevi, implosa a lungo, ogni volta che provavi a rintracciarla, ben nascosta, nel perbene quotidiano. Parola che rivela, che squarcia ciò che c'era, parola come un pugno quando serve.

Attonita espressione a te di fronte.

E un godimento lieve che risale, stordimento e onnipotenza insieme, mentre ancora ti risenti pronunciarla e non ci credi, non ci credi che l'hai detta.

E gli occhi, anche gli occhi ora sanno osare e guardare e penetrare quel silenzio. Gli occhi dentro la voce per amplificarla, occhi in soccorso delle labbra, vividi e scuri come di cieli lontani che osservi di notte senza capire cosa c'è oltre quel buio.

Ora hai uno sguardo e la parola.

Ora hai quello che serviva.

Nulla, adesso, come prima.





Si chiama Fine.

E ci vuole un gran coraggio per dirla. Anzi no. Ci vuole solo un tempo che è finito, un posto che più non ti contiene e un nome che non sai pronunciare con l'amore che sentivi.

lunedì 7 novembre 2011

A …


A chi ha cambiato strada ma ha ancora voglia di raccontarmi i paesaggi che vede.
A chi viaggia sempre con me e non mi chiede mai la strada.
A chi mi trova quando non mi cerca.
A chi mi cerca senza trovarmi.
A chi mi ha dato il pacco … ma era di Natale.
A chi conosco da sempre e non vedo quasi mai.
A chi vedo sempre ma non conosco ancora.
A chi crede che accertarmi non vuol dire essere uguali.
A chi mi aspetta anche quando non arrivo e a chi giustamente se ne va.
A chi mi ha sorriso per un istante e non se n’è più andato dai ricordi.
A chi non mi ha sorriso perché era colpa mia.
A chi ha bussato e non serviva perché era già aperto.
A chi ha aperto senza bussare.
A chi mi ha mandato a quel paese perché sapeva che tanto l’avevo già visitato e mi ci muovo bene e anche a chi è venuto a farmi compagnia.
A chi mi ha visto quando non sapevo guardarmi.
A chi mi ha guardato e mi ha visto davvero.
A chi ho saputo a mia volta guardare perché tenere gli occhi chiusi costa troppa fatica.
A chi mi ha prestato qualcosa e poi non lo ha più voluto indietro.
A chi mi ha preso qualcosa pensando di rubare e invece mi ha alleggerito.
A chi ritrovo quando credevo di essermi persa.
A chi ho perso perché forse non c’eravamo mai trovati.
A chi amo senza chiedermi perché.
A chi mi ama senza chiedersi perché.
A chi dei perché se ne frega.
A chi mi fa domande difficili perché così non mi arrendo.
A chi è ancora qui perché al cielo non ci crede.
A chi dal cielo mi sorride di vento e sole.
A chi mi ha stretto la mano quando non sapevo più ascoltare la voce.
A chi ho colpito più forte che potevo perché era a me stessa che volevo fare male.
A chi c’è stato anche dopo quando gli altri se n’erano andati.
A chi sa bene che non si sa mai.
A chi mi merito ogni giorno e anche a chi non mi merito più.
A chi ho chiamato.
A chi non ho chiamato più.
A chi mi chiama “tesoro”.
A chi mi dice “sei la mia stella cometa”.
A chi mi dice “fai come ti pare”
A chi proprio non mi ha detto nulla.
A chi ho accarezzato a lungo perché la pelle dice di più.
A chi ho gridato contro tutto l’amore che posso e mi ha risposto col silenzio.
A chi il silenzio me lo ha insegnato.
A chi mi ha mostrato i granelli prima degli universi.
A chi mi trova le parole quando le ho finite e lo fa semplicemente guardandomi.
A chi mi dice “che bello sentirti” e non “non ti fai sentire mai”.
A chi mi regalato un morso del suo tempo per nutrirmi quando la mia fame era diversa.
A chi amo più di me stessa.
A chi amo più di me stessa.
A te.

domenica 6 novembre 2011

Danza

E te ne dirò

Non sai quanta bellezza c'è stata.

Bellezza arrivata di colpo, tra le voci consuete di sempre, a sfiancarle e spengerle.
Tanto che al confronto, quelle voci sembravano ormai i suoni più banali che io avessi mai sentito.
Che bellezza, dici?
Bellezza nata da un incontro.
Il nostro.
A pensarci, è rassicurante sapere che un incontro possa portare a tutto questo.
Ti dà la forza di accettare quelli che poi farai.
E' la perfezione, frutto d'imperfetti.
E' costanza d'armonie che non si arrendono alle nostre stonature.

Bellezza, ti dicevo, che ha avuto forma di voce.

Prima erano parole scritte che mi arrivavano, curiose e magnifiche,
racchiuse in un display di cellulare.
Imprigionate, direi, in quel breve spazio.
Perché ne traboccavano per senso ed impressione.
Lo superavano in effetto e splendore.

Poi è stato suono.
Si sono vestite di tono ed inflessione, hanno preso sfumature di sussurro e risata.
Una delle cose più accattivanti ed avvolgenti che io abbia mai ascoltato.
Era la voce che da sempre avrei voluto sentir dire parole.
E le stava dicendo.
E ne aveva scelte alcune per me.
Capisci?
Voce che mi parlava da un dove che non sapevo
Essenza da vestire come mi pareva.
E l'ho fatto.
L'ho anche battezzata a mio piacimento.

Per giorni, così.
Un tripudio di frasi, fantasie, incontri immaginati e talmente veri nel loro raccontarsi
che mi facevano paura.
Paura per non aver mai sentito niente del genere.
E che, sentendolo, lo avessi riconosciuto come soddisfacimento totale di un mio bisogno viscerale.
Capisci?
Incrociare per la prima volta una dimensione e capire all'istante che è la tua.
Oltre ogni spiegazione.
E comprendere così, per differenza, tutte le altre.
In un colpo solo.
Qualcosa che tocca sfere emotive e se ne frega del razionale.
Riesco a trasmetterti la sensazione di spiazzamento che comporta?
Riesci a sentire l'esplosione che ne è nata?

Una delle evenienze più incredibili che mi siano accadute.

Voce, quella, che pretendeva con misura ed eleganza spazio e priorità.
Voce di cieli lontani, più alti dei miei, che mi accoglievano pur senza conoscermi.
Voce che arrivava a sera, meglio se notte, a dirmi di sé.
Voce che ha riso con me.
E per la quale non ho dormito.
Dormire sarebbe stato perderla... perderne il gusto, il ricordo, l'impressione.

Tra l'andare ed il fermarsi, tra ciò che accade e quello che finisce,
quella voce è arrivata a me frutto di un errore,
dandomi molto più di quanto
abbia mai fatto ciò che definiamo giusto.

Ora tutto è sospeso.
Rimasto inesploso, congelato, inespresso
per ragioni che ignoro
e che mi portano a lottare.

Lotto per qualcosa di cui non conosco confini, volto, collocazione e senso.
Lotto senza strategia, armata di parole e distanze.
Lotto e te lo dico.
Perché tu puoi capire.
Puoi essermi fratello in questa circostanza,
puoi andare oltre i fatti ed i particolari...
Può bastarti il succo di ciò che ho provato.

Lotto.
E non sai quanto.
Lotto finché avrà senso.
Ed il senso, stavolta, è oltre ogni ragione logica.
Perché il dono inatteso che mi è arrivato è un prodigio.
E non posso sporcarlo con limiti terrestri.

Ti chiedo sostegno in questa lotta.
Appoggio che trascende il contatto,
ti chiedo di sperare per me
e di custodire il Viaggio che tento di fare
verso quella voce.

E te ne dirò.