martedì 31 gennaio 2012

A chi nasce domani...

Un tempo ricordo parole per la nostra Barbara e la sua avventura di madre.
Fu per suo figlio che lasciai parole dal cuore...
Le augurai
onde come branchi di cavalli bianchi
cieli come tappeti di velluto e batuffoli di nubi
mani come conche di pietra sicure
gambe come salti che oltre c'è sempre bellezza
vita come pupazzo morbido da vestire nel modo che più ti piace
madre che sembri una collina verde
fratello che sappia rotolarci ridendo
perché tu possieda la valle e la montagna, l'altezza e la pianura

ed ogni tanto lo penso e lo vedo in foto, quelle foto che Barbara mi regala. E vedo guance che da tonde si affinano, vedo occhi sempre più pieni di cose, capaci di scegliere già qualche direzione. Penso a lui come penso ai figli del mondo. Nuovi addendi di un calcolo strabiliante.

Oggi nuove parole.
Dedicate a qualcun altro qui che sta per vivere lo stesso mirabilante percorso.
Scritte qui perché sono parole da MKML, parole che esistono per chi qui può leggerle e sta per diventare genitore nel mese delle vendemmie, delle pioggie nel sole, dei ritorni. Un augurio di cuore e d'affetto. Di fratellanze che non ho dimenticato perché non si dimenticano.

Suoneranno le cose
di note che corda e mano ancora non sanno.
L'istante completo del rito di un pianto che non è dolore.
O forse è la gioia più vera che somiglia al dolore quando inizia e noi semplicemente lo scordiamo.
A ricordarcelo ecco un figlio che nasce. Che sia tuo è un dettaglio anagrafico, un tuo merito di tramite. E' nostro nel senso di mondo, di abbraccio collettivo, di vita che vuole e continua la corsa. Quindi grazie perché non è vero che se tutto intorno va male allora bisogna fermarsi. Non è vero che due gambe in più sono inutili o troppe su queste strade. Non ci sono mai troppe gambe di bambini. C'è solo poco amore per guidarle tutte. E troppe strade ancora tenute chiuse e mai finite. Ma è solo colpa nostra e del senso di castrato cui ci condanniamo. Dell'idea che tanto è inutile.
Invece no.
Non è inutile niente quando crei.
Grazie dunque per esserti sottratto a quella condanna di timore, per aver creduto alla scommessa più irrazionale che esista, l'unica senza rischi calcolati e reti di protezione. Il calcolo sbagliato per eccellenza col risultato più universalmente vero.
Tuo figlio. Figlio del suono che avevi in testa da tempo. Figlio che vibra in consonanza con la parte più vera di te. Armonia nata da due che diventano tre. Tre che in tre sono più uno di uno. Magie di matematiche d'amore che la paura dimentica presto e la vita gli spara in faccia appena può.
Suonala sempre, questa nascita. Suonala quando tutto attorno è troppo silenzioso. Suonala contro paure ed involuzioni. Suonala senza esibizionismo e nell'unico posto possibile: il palco del tuo cuore.
Tutto nuovo e diverso, ora. Completo. Traboccato e vero. Nulla di quel che prima c'era che potrà più bastare. Sarebbe poco. Un poco da nulla.
Ora esplosioni. Incoerenze. Estremi.
Ora gli stessi cavalli bianchi che corrono per il figlio di Barbara e per tutti i bambini che so e che non so.
Medesimi cieli come tappeti di velluto e batuffoli di nubi
mani come conche di pietra sicure
gambe come salti che oltre c'è sempre bellezza
vita come pupazzo morbido da vestire nel modo che più le piacerà.
Ora madre che sembri una collina verde
e fratello che sappia rotolarci ridendo,
madre che era uno spartito
e fratello che lo suonò
e orecchie a sentire, le nostre.
Che tuo figlio possieda la valle e la montagna, l'altezza e la pianura.
Ci sono parole che non so dire. Non hanno voce tanta è la corda che toccano. Allora le scrivo. Come sempre. Perché sporcare il bianco di nero è ancora il mio modo, il vestito che mi cade meglio addosso.

Auguri.

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