domenica 6 novembre 2011

E te ne dirò

Non sai quanta bellezza c'è stata.

Bellezza arrivata di colpo, tra le voci consuete di sempre, a sfiancarle e spengerle.
Tanto che al confronto, quelle voci sembravano ormai i suoni più banali che io avessi mai sentito.
Che bellezza, dici?
Bellezza nata da un incontro.
Il nostro.
A pensarci, è rassicurante sapere che un incontro possa portare a tutto questo.
Ti dà la forza di accettare quelli che poi farai.
E' la perfezione, frutto d'imperfetti.
E' costanza d'armonie che non si arrendono alle nostre stonature.

Bellezza, ti dicevo, che ha avuto forma di voce.

Prima erano parole scritte che mi arrivavano, curiose e magnifiche,
racchiuse in un display di cellulare.
Imprigionate, direi, in quel breve spazio.
Perché ne traboccavano per senso ed impressione.
Lo superavano in effetto e splendore.

Poi è stato suono.
Si sono vestite di tono ed inflessione, hanno preso sfumature di sussurro e risata.
Una delle cose più accattivanti ed avvolgenti che io abbia mai ascoltato.
Era la voce che da sempre avrei voluto sentir dire parole.
E le stava dicendo.
E ne aveva scelte alcune per me.
Capisci?
Voce che mi parlava da un dove che non sapevo
Essenza da vestire come mi pareva.
E l'ho fatto.
L'ho anche battezzata a mio piacimento.

Per giorni, così.
Un tripudio di frasi, fantasie, incontri immaginati e talmente veri nel loro raccontarsi
che mi facevano paura.
Paura per non aver mai sentito niente del genere.
E che, sentendolo, lo avessi riconosciuto come soddisfacimento totale di un mio bisogno viscerale.
Capisci?
Incrociare per la prima volta una dimensione e capire all'istante che è la tua.
Oltre ogni spiegazione.
E comprendere così, per differenza, tutte le altre.
In un colpo solo.
Qualcosa che tocca sfere emotive e se ne frega del razionale.
Riesco a trasmetterti la sensazione di spiazzamento che comporta?
Riesci a sentire l'esplosione che ne è nata?

Una delle evenienze più incredibili che mi siano accadute.

Voce, quella, che pretendeva con misura ed eleganza spazio e priorità.
Voce di cieli lontani, più alti dei miei, che mi accoglievano pur senza conoscermi.
Voce che arrivava a sera, meglio se notte, a dirmi di sé.
Voce che ha riso con me.
E per la quale non ho dormito.
Dormire sarebbe stato perderla... perderne il gusto, il ricordo, l'impressione.

Tra l'andare ed il fermarsi, tra ciò che accade e quello che finisce,
quella voce è arrivata a me frutto di un errore,
dandomi molto più di quanto
abbia mai fatto ciò che definiamo giusto.

Ora tutto è sospeso.
Rimasto inesploso, congelato, inespresso
per ragioni che ignoro
e che mi portano a lottare.

Lotto per qualcosa di cui non conosco confini, volto, collocazione e senso.
Lotto senza strategia, armata di parole e distanze.
Lotto e te lo dico.
Perché tu puoi capire.
Puoi essermi fratello in questa circostanza,
puoi andare oltre i fatti ed i particolari...
Può bastarti il succo di ciò che ho provato.

Lotto.
E non sai quanto.
Lotto finché avrà senso.
Ed il senso, stavolta, è oltre ogni ragione logica.
Perché il dono inatteso che mi è arrivato è un prodigio.
E non posso sporcarlo con limiti terrestri.

Ti chiedo sostegno in questa lotta.
Appoggio che trascende il contatto,
ti chiedo di sperare per me
e di custodire il Viaggio che tento di fare
verso quella voce.

E te ne dirò.

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